26 Ago Essere genitori ai tempi del COVID-19
IL 9.1.2020 l’OMS ha segnalato la presenza di un nuovo Coronavirus,mai incontrato prima nell’uomo, il Covid 19 (CO> corona VI>virus D> disease 19> anno di esordio).
Questa data ha segnato tutti, in maniera particolare. Per la nostra generazione è stata la prima esperienza di Pandemia e molti di noi non si sarebbero mai aspettati l’evoluzione che ha avuto sia in ambito sanitario che sociale.
L’impatto sulle Famiglie è stato fortissimo ed ha portato dei cambiamenti enormi sulla nostra quotidianità. Da adulti però, abbiamo potuto (più o meno) razionalizzare e comprendere l’importanza e l’utilità di alcune nuove routines, quelli che invece ne hanno sofferto di più, senza poter far affidamento sulla comprensione profonda di tanti cambiamenti sono stati proprio i bambini.
Da un giorno all’altro i bambini sono stati letteralmente strappati dalle loro amicizie, abitudini e luoghi più familiari (asili e scuole in primis), catapultati in casa e sottoposti a rituali igienici ossessivi, sotto gli sguardi angosciati di genitori e parenti, vivendo la tensione indotta da una Tv sempre accesa su bollettini di guerra e sfilate di camion carichi di bare, in maniera massiccia, così senza poterne comprendere il senso. Per quanto ci sia stato lo sforzo di preservarli da parte dei genitori, molti bimbi, in quanto essere superiori ed altamente empatici, hanno assorbito moltissimo il malessere psico-fisico che ha attraversato il mondo degli adulti per molti mesi e gli effetti si sono iniziati a mostrare già nelle prime fasi di riapertura delle attività. Ho incontrato molte Famiglie che mi hanno raccontato l’incremento di disturbi del sonno, l’instaurarsi di fobie o della paura di molti piccoli nell’uscita di casa, ora vista ancor più, unico approdo sicuro.
L’estate e la possibilità di viaggiare ha regalato un respiro nuovo allo stato d’animo di molti e per qualche giorno è sembrato possibile parlare del Covid-19 con toni più leggeri e ottimistici ma nelle ultime settimane la possibilità della seconda ondata ha preso sempre più piede ed ha iniziato a minare, 🥺di nuovo la serenità di tutti.
Sentiamo tg che quotidianamente si affanno a sottolineare il numero esatto dì contagiati che cresce giorno per giorno, come a voler presagire un nuovo lockdown nei prossimi mesi.
Vorrei fare un osservazione: Il numero dei contagiati è strettamente correlato al numero di tamponi che vengono effettuati. Rispetto all’inizio dell’anno ora i tamponi vengono fatti in modo molto più diffuso ed è normale trovare così tanti contagiati (più tamponi=più diagnosi).
Quello che non viene enfatizzato è il numero dei ricoverati che è cosa ben diversa! Fra l’altro la buona notizia è che una tale diffusione ci avvicina maggiormente alla tanto agognata immunità di gregge. Con questo non voglio assolutamente sminuire il rischio potenziale della nuova ondata, anzi!ma vorrei iniziare a ristabilire i punti focali su cui porre l’attenzione per affrontare quella che probabilmente sarà una delle infezioni con cui avremo a che fare anche questo inverno.
La fobia delle conseguenze sanitarie si somma, per le Famiglie, all’incubo di una nuova chiusura(o non riapertura direttamente)di asili e scuole. A questo proposito vorrei riportarvi delle notizie molto interessanti emerse dalla letteratura scientifica recente:
- Allo stato attuale, come ormai noto a tutti, i bambini si sviluppano molto più difficilmente la forma respiratoria (1,8% del totale) e se accade, per portare a forme invasive, si deve sovrapporre a patologie preesistenti gravi.
- Molto più frequentemente nei bimbi si presenta con febbre e diarrea, quindi sintomi con cui il più dei genitori si è trovato a che fare e sa gestire efficacemente ed autonomamente.
- Riguardo la popolazione pediatrica so e è osservato che i più piccoli, specie sotto i 9 anni trasmettono meno efficacemente il virus(circa il 50% in meno), probabilmente in relazione al volume d’aria emessa e dalla minore altezza.
- Esistono attualmente 2 tipi di focolai nello scenario generale: quelli residui dalla prima ondata; quelli di rientro (da viaggi). Entrambi allo stato attuale sono ben circoscritti.
- Il vaccino è in lavorazione ma il normale iter di validazione è di 4-5 anni ed è impensabile, se non rischioso, pensare di somministrare ai bambini un vaccino ottenuto in tempi record col rischio di effetti avversi o almeno scarsa efficacia nel tempo.
Noi che possiamo fare
Esistono raccomandazioni generali che possono aiutarci a limitare il contagio è che risulteranno molto utili anche a contenere altre infezioni, come l’influenza, che ora è passata in secondissimo piano ma che vorrei ricordare, fa morti ogni anno nella popolazione più fragile proprio come il COVID 19.
Ormai è chiaro a tutti il ruolo centrale dell’igiene delle mani (a volte mi stupisco come non lo fosse anche prima)
È buona regola creare una zona filtro all’ingresso di casa dove lasciare scarpe ed indumenti sporchi (come cappotti o guanti in vista dell’inverno)
Se i vostri bimbi presentano febbre non vanno mandati a scuola! ( anche questo è sempre stato così ma troppo spesso, per esigenze lavorative capisco, si è ricorsi in passato,ad un antipiretico e spedito a scuola… “tanto erano poche lineette di febbre…”)
Non affollate gli studi medici/pediatrici al primo giorno di febbre, aspettare sempre il terzo giorno, così da scremare le normali infezioni virali invernali e nel frattempo abbiate l’accortezza di tenere il piccolo lontano da nonni e persone più fragili.
Ricordatevi che se si evita di diffondere il virus (igiene+distanziamento)a chi è più vulnerabile, nella stragrandissima maggioranza dei casi si tratta di una banale sindrome influenzale, che proprio come l’influenza si supera facilmente e senza esiti.
(Non vi parlerò per ora di terapie di supporto o integrazioni vitaminiche preventive che imperversano on line perché, allo stato attuale, mancano ancora notizie certe ma vi garantisco lo farò appena possibile)
Auspico fortemente che alla luce delle recenti osservazioni scientifiche, a settembre riapriranno in serenità le scuole, facendo affidamento sul buonsenso, ora sensibilizzato, delle famiglie nell’adottare le misure igieniche e sociali di prevenzione della diffusione.
Per quanto riguarda gli studi pediatrici sarebbe ideale possedere i kit per effettuare i tamponi nasali e faringei ed avere possibilità più concrete di fare diagnosi, visto che clinicamente è praticamente impossibile distinguere l’infezione da Covid-19 da altre stagionali.
Questo è uno dei tantissimi virus che popolano il nostro ambiente e come tale va affrontato:
Manteniamo la calma
Restiamo il più possibile lucidi
Ascoltiamo meno i TG
E la cosa più importante:
Osserviamo i bambini! Ciò che conta è come stanno (la clinica) e non il nome del virus che hanno contratto!
Autore:
Dott.ssa Valentina Paolucci
Pediatra
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